28 August 2009

Per fare un tavolo

Ci vuole il senno. Figurati per farne tredici.
Ci sto provando. Seriamente ora. Sto provando a mettervi tutti ai vostri posti, servirvi da bere e sedermi lì con voi per qualche minuto. Sentire di cosa parlate. Spiare le vostre reazioni nel ritrovarvi dopo chissà quanto tempo. Vedere se avete abbastanza argomenti di conversazione con quella persona che io conosco solo da un paio d'anni e voi, miei amici di infanzia, avete così poco tempo per decifrare. No, tu alzati da lì, siediti a quest'altro tavolo, ecco, lascia il posto a lui, che conosce loro molto meglio. E quelle due, vorrò mica metterle una di fronte all'altra per tutto il pranzo? L'unica volta che si sono parlate sono quasi venute alle mani.
Alcuni tra gli abbinamenti però mi piacciono molto e sono certa che gli interessati apprezzeranno la reciproca compagnia. Con gli ex colleghi poi è facilissimo, riempiono esattamente due tavoli. Due dei tavoli a cui piacerebbe sedere anche a me, se non fossi la sposa. Non che ci siano amici con cui non vorrei sedermi, capiamoci; diciamo che magari preferirei non mangiare coi parenti, sennò avrei organizzato la famosa cerimonia intima ed evitato questo e altri sbattimenti.
L'unica cosa che non capisco e non capirò mai, matrimonio a parte, è perché, se io sono molto amica di A e molto amica di B, A e B si possono tranquillamente detestare?
E gli amici dello sposo? Oh, quello non è mica un problema, mettili come ti pare, tanto si conoscono tutti. Disse lui prima di rientrare nella stanza, per aggiungere che però magari Cip e Ciop sarebbe meglio dividerli perché non è che si siano mai adorati e Titti e Silvestro potrebbero anche non avere tutta questa voglia di mangiare insieme e...