26 September 2009

The final countdown

In fretta perché non ho molto tempo. Allora, sì, ho un paio di scarpe adeguate e due alternative di sopra, un giacchettino al momento in produzione e una stola (almeno credo che sia una stola, se ci siamo intese bene con l'amica americana), che dovrebbe arrivare la sera della vigilia, come babbo natale.
Oggi abbiamo ritirato le fedi, le famose bomboniere cosiddette "per le zie" (bellissime, non vedo perché dovrei darle via) e brieffato adeguatamente il fiorista, che nel frattempo aveva tirato fuori da chissà dove altri fiori fantastici. Naturalmente ho fatto aggiungere anche questi.
Per fortuna ho un po' smesso di ingozzarmi di confetti.
Quelli del catering si erano dimenticati di chiamarci. In realtà li avevo contattati prima delle vacanze, ma mi hanno risposto come si fa con una pazza invasata, una da tenere buona insomma, "Signora, è presto, stia tranquilla, la chiamiamo noi" (sottinteso "per dio!"). Ovviamente mi sono offesa e mi sono ripromessa di non farmi sentire mai più. Be', l'hanno quasi fatto anche loro. Io poi pensavo che fosse normale decidere queste cose una settimana prima del matrimonio, invece ieri sera li abbiamo trovati in ginocchio sui ceci per essersi dimenticati di noi. Pare che dovessero contattarci un mese fa.
Non sono per niente agitata. Stamattina in auto con mia madre ci siamo accordate su un mutuo scambio di psicofarmaci: io le darei qualcosa per dormire, lei mi passerebbe i suoi ansiolitici. Concordiamo entrambe poi sull'opportunità di metterne alcune gocce di nascosto nel tè di mio padre, quella mattina.
Da parte mia devo ancora decidere se come strategia antipianto nei momenti clou sia meglio cercare di ricostruire a memoria il pin del sito dell'inps o l'elenco degli ex fidanzati della mia amica Daniela.
Ora però devo andare a riempire quegli ennemila sacchettini di confetti, tinti a mano da me medesima (per forza, non c'era il colore che volevo).



[nella foto alcune damigelle]

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